Tra gli inumati della necropoli imperiale di Castel Malnome, venuta alla luce in prossimità della Via Portuense, all’altezza di Ponte Galeria, si distingue l’individuo della Tomba 132. Se a prima vista la sepoltura, una semplice fossa scavata nel terreno, sembrava contenere le spoglie di un umile lavoratore, caratterizzato da una frattura a livello del braccio destro e da traumi al torace, il recupero delle ossa ha evidenziato a carico del cranio la presenza di una rarissima patologia scheletrica di probabile natura congenita ad etiologia genetica. L’inumato, un individuo di sesso maschile di età compresa tra i 30 ed i 35 anni, presenta la totale fusione della mandibola con l’osso temporale, con conseguente impossibilità di apertura della rima buccale. Tale mancata funzionalità gli ha impedito il processo di alimentazione volontaria, che è stata comunque resa possibile dall’estrazione dei denti anteriori mascellari e mandibolari. Il cibo, probabilmente semi-liquido e non dissimile da quello consumato dal resto della comunità, non poteva esser soggetto all’azione meccanica della masticazione ed, in parte, rimaneva per lungo tempo nella cavità vestibolare (lo spazio delimitato tra le arcate dentarie e la faccia interna delle guance), supportando l’azione di calcificazione della placca dentaria, facilitando così la formazione di notevoli depositi di tartaro. Nonostante l’evidente stato patologico, l’inumato sembra aver goduto di particolari attenzioni da parte della comunità di appartenenza, che gli hanno comunque consentito di raggiungere l’età adulta. Tale trattamento, di cui non si conoscono le esatte modalità, è risultato determinante, data la natura congenita della lesione patologica, che ne avrebbe altrimenti causato la morte entro i primi anni di vita. Pur con questa grave disabilità, l’individuo, come indicano le molteplici alterazioni di origine biomeccanica, appare perfettamente integrato nelle attività usuranti svolte dalla comunità nelle saline venute alla luce nel corso di un adiacente scavo archeologico.
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